“Montare o non montare? Questo è il problema!” Il famoso dubbio amletico si adatta molto bene alla annosa domanda se il montaggio in articolatore in relazione centrica sia più o meno utile nella diagnosi ortodontica. Negli anni ’70 il dr. Roth propose il montaggio in articolatore come un ausilio diagnostico fondamentale per registrare la relazione centrica stimata del paziente. Bisogna ricordare che proprio in quegli anni Gerber e la scuola di Zurigo iniziarono a criticare il vecchio concetto di relazione centrica (CR), proponendo la centratura dei condili nella cavità glenoide e verso la fine del decennio furono pubblicati molti lavori che iniziarono a considerare come CR la posizione dei condili contro l’eminenza articolare. La posizione di CR viene infine definita e così descritta nel ‘Glossary of prosthodontic terms’: “Una relazione maxillo-mandibolare nella quale i condili articolano con la porzione avascolare più sottile dei loro rispettivi dischi con il complesso nella posizione antero-posteriore contro la curvatura dell’eminenza articolare. Questa posizione è indipendente dal contatto dentario. Questa posizione è clinicamente distinguibile quando la mandibola è diretta superiormente ed anteriormente e ristretta a movimenti di rotazione pura attorno ad un asse orizzontale trasverso”. Diventa la posizione articolare da preservare o da ripristinare in ogni intervento odontoiatrico. Dawson propone la sua famosa manovra bimanuale per registrare la posizione di CR.1 Il montaggio in articolatore in CR diviene pertanto un passaggio imprescindibile nelle riabilitazioni protesiche, nelle quali si deve ricreare un rapporto intermascellare corretto con i condili centrati nelle rispettive cavità glenoidi e disclusione posteriore nei movimenti escursivi.